È brillante, non c’è che dire, e ha uno spirito giovane, è scorrevole e non è melenso, anzi. A tratti fin troppo esplicito per i miei gusti, sdogana per paradosso il sesso-con-amore, ma abbattendo ogni velo di finto romanticismo. E ci posso pure stare, a volte mi gusta, a volte mi stanca, a volte mi stufa, a volte mi intriga. E poi dei passaggi esilaranti, risate a profusione per un’ironia leggera e spensierata, anche laddove sembrerebbe non poterlo essere.
Però (c’è sempre un però) i temi non sono originali, sembra scavare (ma nemmeno troppo), ha un inizio che travolge per stile e per ritmo, ma poi il ritmo rimane invariato fino all’ultima pagina, facendo pesare la quasi totale assenza di storia.
Certo mi chiedo, per puro senso di giustizia, se si possa essere belloccio, con parlantina, fortunato in tv, edito da Mondadori e capace a scrivere. E diciamo che scrivere è l’impresa meno facile. Si può? E non voglio essere un’acida insinuatrice, non senza aver letto tutti i suoi libri (cosa che non farò), e non senza sospettare che possano essere tutti simili, dal sapore autobiografico e allo stesso tempo inclinati astutamente verso le donne.
In ogni caso, nonostante tutto e mio malgrado è stata una lettura gradevole. Non lo citerò su nessun social network, non ne osannerò l’abile penna, ma ciò che è giusto va detto. È pop, ed è più che sufficiente.
Il tempo che vorrei
Di Fabio Volo
Mondadori 2011
€ 13
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